
Rinascimento Privato - Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Via Po,
55 - Torino
Mostra in corso dal 21 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023
Al Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto apre una mostra che vuole raccontare
l’evoluzione della pittura piemontese tra la metà del Quattrocento e la metà del Cinquecento,
con una trentina di opere provenienti esclusivamente da collezioni private.
Comunicato stampa della Mostra Rinascimento Privato
La mostra, suddivisa in sei sezioni, si apre con i Precursori, Giovanni Canavesio, Tommaso Biazaci
e Andrea de Aste. Del primo è esposta una tempera su tavola raffigurante un Santo vescovo
(Sant’Agostino?) della fine del XV secolo. Giovanni Canavesio (Pinerolo prima del 1450-1500),
noto soprattutto per aver affrescato la cosiddetta “Cappella Sistina delle Alpi”, nel Santuario di
Notre Dame des Fontaines in Val Roya, dalla metà del ‘400 si trasferisce in Liguria dove assorbe
le novità dei maestri fiamminghi presenti sul territorio tra Genova e Savona. Del secondo, invece,
troviamo San Nicola di Bari, databile intorno al 1470. Tommaso (documentato tra il 1465 e il 1488)
e Matteo Bizaci o Biazaci, originari di Busca, come Canavesio, si trasferiscono in Liguria
incontrando i favori dei banchieri liguri e diventando il trait d'union tra le novità fiamminghe e la
pittura piemontese. Mentre di Andrea de Aste (attivo tra Genova e Napoli nella prima metà del
XV secolo) incontriamo parte di un politico di un dossale d'altare con le figure di San Giovanni
Battista e San Domenico con San Nicola di Bari e San Lazzaro.
Il Salone Cinese è dedicato ai Committenti, ben rappresentati nell’affresco di Tommaso (e
Francesco?) Cagnola con Madonna in trono tra San Nicola da Tolentino e santo vescovo, della
seconda metà del XV secolo, o nelle due opere di Oddone Pascale realizzate tra il 1530 e il 1550.
In questa sala si trovano anche i Grandi polittici tra scomposizione e ricostruzione: ne sono un
esempio le due ante, una raffigurante i Santo tebeo e San Lorenzo, di proprietà della Fondazione
Accorsi-Ometto, l’altra con San Nicola di Bari, di proprietà privata, facenti parte di un polittico
eseguito da Giovanni Martino Spanzotti e da Defendente Ferrari tra il 1496 e il 1500. O ancora le
due ante dipinte da Pietro Grammorseo che rappresentano i Santi Stefano e Gregorio e i Santi
Tommaso e Rocco.
Giovanni Martino Spanzotti (Varese? 1450 circa – Chivasso? tra il 1525 e il 1528), diventando
interprete del rinnovamento portato dal Rinascimento in Piemonte, influenza profondamente gli
artisti locali del periodo, tra cui lo stesso Defendente, suo allievo, grazie alla puntuale
rappresentazione della vita quotidiana, alla cura per la riproduzione prospettica delle
architetture e un’attenzione tutta nuova per la figura umana.
Nella sezione Arredare decorando si trovano due splendidi fronti di cassoni nuziali: il primo
raffigura tre armigeri, proviene dalla collezione Vittorio Tornielli, l'architetto ingegnere che
costruì il castello di Cereseto, per poi passare nelle collezioni Gualino. Il secondo frontale, con
una delicata Annunciazione, fu comperato da Pietro Accorsi ed esposto da Vittorio Viale alla
mostra sul Gotico e Rinascimento nel 1938.
La quinta sezione Immaginare la santità è dedicata al culto e alla devozione attraverso opere di
Antoine De Lonhy, Gandolfino da Roreto, Gerolamo Giovenone, Oddone Pascale, Ottaviano Cane
e Raffaele Giovenone.
Antoine de Lonhy (documentato in Borgogna dal 1446) è un artista poliedrico: pittore, miniatore,
maestro di vetrate, scultore e autore di disegni per ricami, lavora nel Sud della Francia e in
Spagna, entrando in contatto con la cultura fiamminga, mediterranea e savoiarda. Trasferitosi
nell’area torinese dagli anni Sessanta del Quattrocento, porta con sé una concezione europea
del Rinascimento e un nuovo linguaggio artistico.
Gandolfino da Roreto (documentato tra il 1493 e il 1518), partendo da una formazione genovese
e milanese, lavora per le principali famiglie aristocratiche di Asti, sua città di origine, e attiva
un’importante bottega. La cultura figurativa dell'Italia nord-orientale, pervasa di modelli
fiamminghi, influenza la sua opera, soprattutto, nella minuziosa trascrizione del paesaggio e
nella resa particolareggiata dei corpi e degli oggetti presenti nei suoi dipinti.
Gerolamo Giovenone (Barengo 1490 circa – Vercelli 1555), principale esponente della famiglia
che per tre generazioni fu il caposcuola della pittura vercellese, intorno agli anni Venti del
Cinquecento si allontana dai grafismi di Defendente Ferrari e di Spanzotti e abbandona le
preziose calligrafie nordiche, per dipingere panneggi gonfi, colori vividi, trasparenze e figure più
monumentali con maggiore aderenza allo stile gaudenziano.
La mostra si conclude con la sezione dedicata a Defendente Ferrari e la pittura rinascimentale in
Piemonte tra tradizione e innovazione, con opere anche di Giovanni Martino Spanzotti, Gerolamo
Giovenone e Bernardino Lanino.
Defendente Ferrari (Chivasso fra il 1480 e il 1485 – Torino 1540 circa), formatosi nella bottega di
Giovanni Martino Spanzotti, ha notevole successo come autore di polittici e di pale d’altare,
incontrando con il suo stile, ricco di preziosismi decorativi e di colori smaltati, derivanti dalla
tradizione nordica, il favore di una larga committenza ecclesiastica nel Piemonte occidentale sino
al termine della sua attività (ca 1535).
L’esposizione, attraverso le opere di questi straordinari pittori, intende, così, indagare i vari
aspetti della storia artistica rinascimentale piemontese, quali la produzione figurativa, i rapporti
tra botteghe e la fortuna collezionistica, partendo dagli esordi, riconducibili alla metà del
Quattrocento, e approfondendo dinamiche e linguaggi.
Informazioni utili per la visita
Orari: martedì, mercoledì e venerdì dalle 10.00 alle 18.00. Giovedì dalle 10.00 alle 20.00. Sabato, domenica e festivi
dalle 10.00 alle 19.00. Chiuso il lunedì e il 25 dicembre.
Biglietti: intero €
12; ridotto € 10; gratuito per minori di 12 anni.
Telefono:
+39.011.837688
Sito web: Museo accorsi-Ometto |